O capitano! Mio capitano!

Walt Whitman, padre della poesia americana, scrisse quei versi in onore dell’appena defunto presidente statunitense Abraham Lincoln, che mai conobbe ma per il quale provava grande ammirazione e stima. Poi arrivarono “L’attimo fuggente”, uno straordinario Robin Williams e il titolo riportato sopra divenne una delle esclamazioni più famose del cinema mondiale.

Ma un’altra frase di quel film, meno conosciuta ma molto più significativa, sembra essere stata presa da monito da staff e Federazione per i test – e i mesi – a venire:

“Osate cambiare, cercate nuove strade” 

L’Italrugby infatti cambia, cerca una strada nuova e, per cominciare, ha da qualche giorno nominato un nuovo Capitano.
Il suo nome è Michele Lamaro.

La migliore scelta possibile

Un flanker è generalmente un giocatore costantemente vicino all’azione e all’arbitro, in contatto con avanti e trequarti così da avere una comunicazione efficace con tutti i reparti e fisicamente in grado di reggere gli 80 minuti ed evitare così un “passaggio di consegne” potenzialmente deleterio per quanto riguarda i rapporti con gli arbitri.

Il capitano in mischia è una sorta di dogma dei giorni nostri, con  poche eccezioni a confermare questa tendenza.

Insomma, la fascia rimane tra gli avanti, ma tira fuori la testa dalla mischia per andare ad aggredire l’azione. E va ad un ragazzo di 23 anni, sicuramente un bel segnale di progettualità da parte di coach Crowley, pronto a fare del flanker romano un solido punto di riferimento per la Nazionale italiana, dopo averlo conosciuto e allenato con la franchigia trevigiana.

Lamaro è un ottimo giocatore, in grado di spiccare nelle statistiche delle ultime stagioni di Pro14 – ora URC – per impegno, placcaggi ed efficacia. 

Ma è, soprattutto, un ragazzo abbastanza uomo da capire quanto sia importante il supporto dei tifosi – tanto da concedersi un giro di campo in solitaria per ringraziare ogni tifoso presente tra cui chi scrive, sotto la H davanti all’entrata principale – e un uomo abbastanza ragazzo da non riuscire a nascondere completamente, con un sorriso imbarazzato, sorpresa, orgoglio e – forse – un pizzico di timore per il peso di quella fascia.

Ovviamente non basterà cambiar braccio alla fascia per ribaltare le nostre sorti, soprattutto in vista del prossimo test autunnale contro gli All Blacks, reduci da una vittoria a tripla cifra contro la ben poco temibile squadra statunitense. Ma è comunque una ventata di novità e cambiamento, che non metterà sottosopra la stanza ma – ci auguriamo – farà sbattere la finestra con un po’ di rumore.

Grazie Luca, capitano di un periodo per niente semplice del nostro movimento – ruolo svolto mettendoci sempre la faccia, e non solo in ruck – ed erede di una fascia incredibilmente pesante, forse troppo. Grazie di cuore. 

E buon lavoro, Michele. O meglio, Capitano. Nostro Capitano!