Down on the corner

Come il gioco al piede si sta rivelando fondamentale nel rugby odierno

In una storica canzone – datata 1969 – dei Creedence Clearwater Revisited, i Willy and the Poor Boys – band fittizia scaturita dalla fantasia di John Fogerty e soci – si esibiscono ai lati delle strade, tirando su – letteralmente “Tryin’ to bring (you) up” – il morale dei presenti “giù all’angolo” per racimolare qualche spicciolo.

A prescindere dal titolo che si sposa facilmente con l’analisi di seguito, il collegamento con la canzone dei CCR è più pertinente di quanto si possa pensare: parliamo di un gruppo di persone che utilizza una ben determinata parte di città, strategicamente favorevole per un effettivo guadagno, per fare qualcosa che diverte il pubblico intorno.

Nel campo da rugby c’è – appunto – un fazzoletto di terreno che ha un’importanza capitale nelle strategie di gioco di molte squadre. Stiamo parlando di quella zona di campo racchiusa tra la linea di touche e la linea dei 15 metri della rimessa laterale e tra la linea di meta e la linea dei 22 metri.  Questo rettangolo d’erba, così vicina alla linea di meta, viene ricercato dalla squadra in attacco per poter portar pressione alla formazione in difesa e sfruttarne eventuali errori.

In genere questa soluzione viene utilizzata calciando l’ovale in quel rettangolo di terreno e portando pressione con la linea difensiva. Principalmente il calcio avviene in tre situazioni particolari:

– dopo una serie di fasi appena fuori dai 22 metri

– dopo un break esterno nella fascia centrale del campo

– dopo un turnover quando cui la squadra in difesa è sbilanciata

Andiamo a vedere qualche esempio tratto dall’ultimo 6 Nazioni.

Il primo esempio è preso da Irlanda-Galles, partita combattuta da entrambe le squadre e che ha visto i ragazzi Andy Farrell avere la meglio.

L’azione si svolge partendo da una touche fuori dai 22 metri difensivi gallesi, dopo una carica centrale di Robbie Henshaw l’ovale è mosso nel senso del gioco. Murray, Aki, Sexton, il playmaker irlandese vede la difesa gallese ben schierata in parità numerica, decide di usare il piede nell’angolo e trova una touche a 5 metri. Nell’evolversi del gioco il Galles in questo caso riesce a allontanare il pericolo con una buona exit-strategy.

Esito diverso invece nel secondo tempo. L’azione parte da un calcio di punizione a centrocampo giocato rapidamente. Nonostante il gran numero di fasi messo in piedi dalla squadra irlandese, che sposta il pallone per tutta la larghezza del campo più volte, la difesa in maglia rossa fa buona guardia e concede pochi metri agli avversari. Sexton ricevendo il palone all’altezza della linea dei 40 metri, dopo 10 fasi con quasi nessun avanzamento, decide calciare un grubber nella profondità e trova la rimessa poco dentro i 22 gallesi. In questa occasione la touche è rubata da O’Mahony e ciò permette alla squadra irlandese di installarsi nella zona rossa avversaria, e, 2 minuti e 2 calci di punizione guadagnati dopo, arriva la marcatura pesante da driving maul.

In entrambi queste situazioni il piede è stato utilizzato per risolvere una situazione in cui l’attacco faticava a creare superiorità numerica. Infatti, generalmente, all’interno dei propri 40 metri difensivi, molte squadre tendono a difendere con 14 uomini sulla linea difensiva e solo l’estremo a coprire la profondità. Questa tattica difensiva, che permette di non trovarsi in inferiorità numerica all’esterno e di avere una buona linea di difesa, lascia però sguarnite le porzioni di campo laterali nella profondità in quanto il solo estremo deve coprire tutta la larghezza del campo.

Un’altra situazione in cui viene esplorata col piede la zona di campo in questione è a seguito di un break esterno, generalmente dell’ala. Sempre la partita di Dublino fornisce due esempi interessanti.

Il primo avviene dopo soli 40 secondi di gioco. L’azione irlandese si sviluppa da un calcio di liberazione gallese ricevuto da Larmour all’altezza della metà campo, dopo due fasi l’ovale arriva a Stockdale sull’out di sinistra che corre nello spazio lasciato libero dalla difesa gallese. I Dragoni riescono comunque a turare la falla con Leigh Halfpenny che sale in linea per contrastare l’ala irlandese che, non trovando più spazio, usa il piede nel famoso fazzoletto di terreno.

La profondità viene coperta in emergenza di Biggar che però sotto grande pressione è costretto a portare l’ovale nella propria area di meta e annullarlo, concedendo all’Irlanda una mischia in attacco a 5 metri. La squadra di casa però, in questo caso, non riesce a sfruttare questa situazione di grosso vantaggio commettendo un fallo in mischia chiusa e dando la possibilità al Galles di liberare la propria zona difensiva.

Al minuto 29 invece l’esito dell’azione irlandese sarà diverso. In questa situazione è l’altra ala Conway a trovare spazio davanti a sè sulla fascia esterna del campo e, una volta chiuso dal recupero della difesa gallese, usa il piede e sposta il gioco in avanti dando una touche in difesa e sotto pressione alla squadra di Pivac che, con il mediano Tomos Williams, commette avanti, regala una mischia a 5 metri alla squadra di casa che questa volta riesce a capitalizzare con Furlong.

La terza e ultima situazione che andiamo ad analizzare viene da turnover, situazione in cui la squadra in difesa si trova sbilanciata e per forza di cose non può avere una copertura ottimale del terreno di gioco.

Entrambe le situazioni che vediamo sono state sfruttare dall’Inghilterra. La prima è presa dal recente incontro Scozia-Inghilterra, valevole per la Calcutta Cup, e giocato in condizioni atmosferiche proibitive. L’azione nasce da un turnover guadagnato da Underhill, a seguito di un restar dai 22 inglese, che permette a May di guadagnare tanti metri sull’out di sinistra. La difesa scozzese è in grossa difficoltà e sul successivo movimento verso destra Farrell usa il piede nell’angolo che Hogg è costretto a coprire in tutta fretta. L’estremo è tuttavia isolato e preda dei giocatori in maglia bianca che guadagnano un prezioso calcio di punizione.

L’altra situazione, con sempre protagonista il piede di Owen Farrell, data 2018 nella partita Inghilterra-Galles. In questa occasione il turnover è generato da un calcio nel box non controllato da Patchell e raccolto proprio da Farrell che immediatamente calcia nella profondità sguarnita dove May è il più rapido di tutti e riesce a segnare la marcatura pesante.

L’uso del piede negli angoli del campo risulta quindi un’arma importante per l’attacco da utilizzare in diverse situazioni, nel gioco strutturato ma anche nel gioco rotto, per mettere grossa pressione alla squadra in difesa, capitalizzando eventuali errori, o per segnare direttamente come nel caso di Jonny May.